La situazione è semplice: una coppia in un appartamento. Ma è semplice solo in apparenza… Lui ha perso la memoria. Senza sapere come, né perché. Lei, che si dichiara sua moglie, cerca di fargliela tornare. O forse no. Le tracce si confondono, i ruoli si ribaltano e, in un percorso serrato di domande, risposte, azioni e reazioni che acquista sempre più le tinte di un giallo, si cerca di chiarire il mistero all’origine di quest’improvvisa amnesia.
Inferno borghese in un interno, con le cadenze di una commedia brillante. La parabola morale sulla vita di coppia, la filosofia da rotocalco rosa, gli aforismi da cioccolatini che si scambiano i personaggi, nascondono come sempre, nei testi di Schmitt, lo scandaglio di due tormenti interiori: la fragilità di lei, il senso di dominio di lui. Due accezioni di una sola definizione: l’amore.
La messinscena, mantenendo intatto l’impianto della commedia di Schmitt e rispettandone alla lettera i dialoghi brillanti, cerca di sottolinearne l’aspetto giallo per arrivare a svelare il mistero del personaggio femminile, centrale per la comprensione della vicenda, ricco di ripensamenti e cambiamenti degli stati emotivi.